1.278.000 euro alle Reti, taglio per le Mura

Il DUP (Documento Unico di Programmazione), Sezione operativa, tra le altre voci prevede il “Servizio di gestione dei processi di accompagnamento e facilitazione delle reti di quartiere e per la conduzione degli spazi di quartiere”.

Tradotto: Reti di quartiere che ci costano 426.000 euro all’anno, che per tre anni computano 1.278.000 euro. Sono tanti? Comprendono le spese del personale? 

Al di là di questo sono soldi spesi per una realtà, le Reti di quartiere, che costituisce un progetto fallimentare per quanto riguarda la partecipazione rappresentativa della cittadinanza, non tanto per il numero di persone che vi fanno parte ma perché vi partecipano associazioni e cittadini alla maniera, direi, volontaristica di “chi c’è c’è e chi non c’è non c’è”. Le reti non hanno ancora un regolamento dopo 11 anni di esistenza, hanno un modus operandi molto burocratico e farraginoso che contribuisce al senso di distanza dalle istituzioni del cittadino, si limitano a varare piccole iniziative che, pur essendo utili alla socializzazione dei quartieri sono di piccolo calibro. 

E’ vero che le reti offrono la possibilità per i cittadini di incontri con assessori e tecnici su temi specifici, ma praticamente si tratta di informazioni a cose già fatte e di occasioni per applausi di consenso all’Amministrazione comunale. In più, le Reti restano un qualcosa di sconosciuto alla maggioranza dei cittadini. Tutta un’altra storia rispetto alle Circoscrizioni, che rappresentavano un chiaro punto di riferimento tra residenti e Amministrazione.

Colgo l’occasione per dissentire anche rispetto alle scelte dell’Amministrazione per come gestisce più in generale i servizi e i luoghi. Essa tende infatti ad affidare ad associazioni o a cooperative la gestione di luoghi della città, a mio parere scaricando anche responsabilità e scelte che, come ad esempio il reperimento di fondi e finanziamenti, dovrebbero essere prettamente dell’Amministrazione. Quest’ultima invece ormai delega quasi tutto, ad esempio sugli impianti sportivi, oltre che su luoghi storici e legati alla cultura, tendendo a scaricare i costi e addirittura a vendere pezzi della nostra storia. Storia per la quale non si ha la doverosa attenzione. Questa bassa attenzione si riscontra anche nella cura delle Mura Veneziane

Per le mura, notoriamente conosciute come Patrimonio Unesco, sono previsti nel POP 270.000 euro e solo nel 2027, anziché gli ormai tradizionali 300.000 euro annui. A ciò dedico un’interrogazione ed aspetto la risposta per sapere dove troveremo i fondi almeno per la pulizia del nostro monumento più importante.

Filippo Bianchi
Consigliere comunale di Bergamo
Gruppo consiliare Fratelli d’Italia

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